Signore, non è facile dar da mangiare al mondo. Preferisco fare la mia preghiera, regolare, pulita, preferisco fare astinenza il venerdì, preferisco visitare il mio povero, preferisco dare ai banchi di beneficenza e agli istituti; ma dunque non basta. Dunque non è nulla, se un giorno Tu mi potrai dire:
<< Ebbi fame! >>. Signore, non ho più fame, Signore, non voglio più aver fame. Signore, non voglio più mangiare che il necessario per vivere, per servirTi e lottare per i miei fratelli. Perché Tu hai fame, Signore, perché Tu muori di fame, mentre io sono sazio. (
Michel Quoist)
Ebbi Fame! Quante le forme di povertà con cui quotidianamente ci scontriamo. Fame di cibo e di beni di prima necessità, fame di Giustizia e di Legalità, fame di rispetto per la Dignità Umana, fame d’Amore. Quest’ultima, soprattutto, riassume in sé tutte le altre, perché ciò che rende povero l’altro è la nostra scarsa prontezza nel donare o semplicemente nel fare il proprio dovere. La domanda che in qualità di cristiani, allora, dovremmo porci, in una realtà così affamata e assetata come quella attuale, è quale sia lo spazio occupato da Dio nella vita di ciascuno ed ancora, quanto siamo disposti a non avere più “fame” di ciò che alimenta l’egoismo e la chiusura al prossimo. Signore, non ho più fame, Signore, non voglio più aver fame...
La
“Caritas” non è una forma di assistenzialismo indirizzata a quanti vivono di carità.
“Caritas” vuol dire vivere la Carità, adottare uno stile di vita improntato a questa virtù, che più di ogni altra, come sostiene San Paolo, rende tabernacoli del Dio vivente. Aspiriamo, dunque, alla santità di vita, senza la quale nessun gesto di carità risulterà autentico né placherà la fame ai nostri fratelli.